Io credo che non se ne possa più. Forse il mio parere non sarà condiviso dai più, ma io la vedo così. Siamo abituati a vedere i grandi del calcio sui giornali per le loro gesta durante l’anno e per i loro movimenti in estate. Balotelli no, mai. O comunque di rado. Il suo nome è sempre accostato ad aneddoti negativi, una specie di poeta maledetto di questo sport. La più recente è l’ultimatum dei compagni di squadra del Manchester City, dopo il tacco nella partita contro i Los Angeles di Sir David. Le critiche, poi, arrivano soprattutto da De Jong, per intenderci uno che durante la partita più importante di tutte, la finale dei mondiali, stava per perforare Alonso con un calcio roteante.
Non giustifico Mario per tutto quello che fa, compie errori e anche con una certa frequenza. Ma sono dell’idea che tutto ciò che fa venga esagerato, esasperato, da sempre. Sarà che siamo nati lo stesso anno, sarà che se penso a molti grandi del passato, da Sua Maestà Diego Armando Maradona a Caniggia, da George Best a Cantona, fino ai più recenti Rooney e C.Ronaldo, non siano stati un esempio fiuori dal campo, ma io credo che Balotelli venga troppo demonizzato. È un ragazzo di 20 anni che gioca nelle squadre più forti del mondo da un bel po’: un sogno per tutti i calciatori, ma una responsabilità immensa a pensarci bene. Passare dalla Primavera dell’Inter e giocare contro il Lumezzane ad una semifinale di Champions contro il Barça è un volo pindarico mica da scherzi. Arriveranno, come sempre, i moralizzatori, quelli del “Santon, che è anche più giovane, è un ragazzo con la testa sulle spalle”. Per prima cosa credo sia inutile comparare i due ragazzi: Davide un buon giocatore, Mario un campione; inoltre non tutte le persone sono uguali, non tutti possono gestire la celebrità allo stesso modo.
Tutti che dicono “deve crescere”, ma nessuno glielo permette. Non ha mai avuto serenità, in tutti sensi; perfino le cose belle che fa vengono amplificate. Un giorno ha dato £1000 ad un barbone e lì tutti ad osannarlo, Balotelli Santo Subito, come se fosse l’unico giocatore che fa beneficenza. Ecco che, un’altra volta, tutto quello che fa questo campione diventa gigante, ingombrante. Come può un ventenne crescere in santa pace se sa che ogni cosa che farà, nel bene o nel male, verrà vista come un fulmine a ciel sereno?
Mi duole dirlo, ma resto dell’idea che abbia fatto bene ad andarsene dall’Italia. Un paese bigotto dove insultano ancora per il colore della pelle, poi poco importa se chi insulta tifa una squadra dove militavano o militano giocatori come Sissoko e Mudingayi, di “chiare connotazioni normanne” per citare Aldo Baglio.
Almeno in Inghilterra non viene discriminato per dove è nato ma, si sa, la stampa punge anche là, eccome. Sta a lui essere più forte di tutti, più forte della sua testa un po’ matta e più forte di tutti gli avvoltoi pronti a sopravvivere grazie alle sue gesta fuori e dentro dal campo.
Un ragazzo giovane e di talento come lui deve venire valorizzato e, di certo, sottolineare i suoi errori e i suoi eccessi è una cosa tanto utile quanto necessaria. Ingigantire sempre tutto, invece, no. E purtroppo ormai sono anni che si va avanti così, l’unica cosa che rimane è il talento di Mario, e speriamo sia sempre così. Deve maturare nei comportamenti, ovviamente, ma l’ambiente in cui si trova ad essere si sta rilevando più un ostacolo che uno stimolo. Infine, a tutti quelli che non lo vorrebbero in Nazionale, dico che per noi non averlo in squadra sarebbe come perdere un grande campione. Ma ovviamente finché c’è Iaquinta c’è speranza. Contenti voi.